INCONTINENZA URINARIA

INCONTINENZA URINARIA: FORME, DIAGNOSI, TRATTAMENTI

INCONTINENZA

Incontinenza Urinaria

La continenza urinaria è la capacità di accumulare urina rinviando la minzione nei tempi ed nei luoghi adeguati; questa capacità viene acquisita nei primi 3-4 anni di vita del bambino.   
La perdita della continenza comporta risvolti psicologici e sociali rilevanti: riduzione delle interazioni sociali, riduzione o impossibilità ad avere rapporti sessuali, modificazioni degli spostamenti abituali, abbandono di hobby, limitazione o cessazione dell’attività sportiva sono le conseguenze più frequenti dell’incontinenza.
Essere incontinente comporta una modificazione della propria immagine, una perdita di autostima, senso di inadeguatezza. 
Il tentativo di superare l’incontinenza ricorrendo al pannolino rappresenta una voce importante nei bilanci delle spese sanitarie delle società industriali evolute.  
Già nel 1996 la Urinary Incontinence Guideline Panel aveva rilevato che negli Stati Uniti l’incontinenza urinaria era costata complessivamente in un anno circa 16 miliardi di dollari; questa cifra era superiore al costo annuale per la dialisi e per la chirurgia aorto-coronarica nello stesso periodo.

 Cosa è l’incontinenza urinaria?

 L’incontinenza urinaria è la perdita involontaria di urina. 
L’incontinenza urinaria è una condizione, un sintomo di un problema fisico, non una malattia in se stessa, e può riconoscere molte cause come il diabete, la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson, danni da parto, danni iatrogeni (es. prostatectomia ) ect…. 

L'incontinenza urinaria è un disturbo frequente?

 Sebbene sia più frequente nelle donne oltre i 60 anni, i dati epidemiologici dicono che una donna su 4 di età compresa tra i 30 e i 59 anni ha problemi di incontinenza. 
L’incontinenza interessa circa il 15% della popolazione maschile sopra i 65 anni.
Le pazienti risultano spesso maldisposte ad esporre tale problema non solo per l’imbarazzo, ma anche per la errata convinzione che si tratti di una condizione inevitabilmente legata all’età, ed in ultimo per la scarsa conoscenza delle possibili terapie. 
Uno studio epidemiologico italiano recente ha evidenziato che solo il 24% delle donne consulta un medico per l’incontinenza urinaria, il 14% effettua poi accertamenti ed appena il 7% fa una terapia specifica. 
Questo dato poco si discosta da un vecchio studio americano degli anni 80 da cui risultava che solo il 40% delle donne con incontinenza grave si rivolgeva al proprio medico per questo problema. 
In Italia sarebbero circa 1.270.000 le donne affette da incontinenza urinaria.
Nel maschio la incontinenza urinaria è meno frequente, anche se in questi ultimi sta emergendo il problema dell’incontinenza dopo prostatectomia radicale. Tale problema interessa il 10-40 % dei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale e ha un impatto sulla qualità di vita spesso devastante.
Esistono diverse forme di incontinenza?

Possiamo clinicamente distinguere l’incontinenza da stress o da sforzo, che consiste nella perdita di urina in conseguenza di aumenti della pressione addominale quali colpi di tosse, starnuti, sforzi fisici, dall’incontinenza da urgenza, è una perdita improvvisa di urina preceduta da stimolo minzionale non controllabile, e l’incontinenza mista dovuta alla coesistenza di entrambe le condizioni.
L’incontinenza urinaria da sforzo può essere determinata da alterazioni dei muscoli del pavimento pelvico, da una alterazione dei sistemi di sostegno dell’uretra o a danno dello sfintere urinario. Sono fattori predisponenti l’età, il parto e la gravidanza, la menopausa, la obesità, le broncopneumopatie ostruttive e il fumo. 
Nel caso dell’uomo l’incontinenza da sforzo è dovuta a un danno allo sfintere solitamente conseguenza di interventi chirurgici sulla prostata.
Nell’incontinenza urinaria da urgenza invece le perdite urinarie sono legate ad una iperattività del muscolo detrusore della vescica, che può essere di tipo idiopatico o secondario a infezioni urinarie, litiasi vescicale, neoplasie vescicali, patologie neurologiche.
Nelle forme miste le perdite urinarie si verificano sia sotto sforzo che come conseguenza di iperattività del detrusore.
Quale è l’iter diagnostico dell’incontinenza?

Il corretto inquadramento diagnostico dell’incontinenza urinaria è fondamentale per un approccio terapeutico corretto. 
Un attento colloquio e la visita urologica rappresentano il momento fondamentale e cardine per inquadrare il problema.
Gli esami strumentali sono un complemento alla diagnosi clinica.
L’esame urine ed urinocoltura consentono di evidenziare infezioni mentre l’ecografia può evidenziare patologie organiche che possono causare incontinenza urinaria (es. litiasi vescicale, neoformazioni vescicali).
L’esame urodinamico permette di valutare la funzione della vescica e dello sfintere nonché la dinamica minzionale, permettendo di classificare in maniera più precisa l’incontinenza; il dato urodinamico va interpretato alla luce dei sintomi riferiti dal paziente e non come dato isolato. E’ quindi utile nei casi complessi, nei pazienti dopo fallimento di un intervento chirurgico.
Come può essere trattata l’incontinenza urinaria? 

L’obiettivo del trattamento dell’incontinenza urinaria è il miglioramento della qualità di vita. In molti casi è possibile ottenere una risoluzione completa del problema. 
La terapia dell'incontinenza urinaria prevede 3 possibili trattamenti: riabilitativo, farmacologico e chirurgico.
La terapia riabilitativa prevede esercizi specifici (Ginnastica perineale) associati eventualmente ad elettrostimolazione o biofeedback che mirano a rinforzare la muscolatura del pavimento pelvico e lo sfintere urinario. Risulta utile come primo approccio soprattutto nelle forme lievi o post-partum.
 I risultati sono soddisfacenti anche se necessitano di periodici ritrattamenti.
La terapia farmacologia (tolterodina, cloruro di trospio, ossibutinina, ecc.) è rivolta soprattutto a trattare l’incontinenza da urgenza. Anche se sono stati disponibili presidi farmacologici, come la duloxetina, utili nella gestione dell’incontinenza da stress. 
Il trattamento chirurgico può essere al soluzione sia per l’incontinenza maschile che femminile.
Il trattamento dell’incontinenza da sforzo femminile con sling medio-uretrali per via retropubica o trans-otturatoria (TOT) è la procedura di elezione ed è in grado di garantire percentuali di cura dell’90%. 
Un recente studio di A. Berger, pubblicato nel 2019, su 17000 donne ha dimostrato che esiste un basso rischio di reintervento nel lungo termine pari complessivamente al 6% a 9 anni; nell’ 1,1% dovuto a revisione o rimozione dello sling, nel 5% per incontinenza ricorrente. Questo dato conferma che gli sling mediouretrali per il trattamento dell’incontinenza femminile non solo hanno un alto tasso di successo ma sono anche sicuri ed efficaci nel tempo.
Per il trattamento dell’ incontinenza da sforzo dell’uomo , ci possiamo avvalere di sling applicati per via trans otturatoria, come il dispositivo Advance, o dell’impianto di uno sfintere artificiale, come il dispositivo AMS 800.
La scelta tra questi due dispositivi dipende dalla gravità dell’incontinenza e dalle condizioni cliniche del paziente.
Cosa ci possiamo aspettare dal trattamento dell’incontinenza? 

L’obiettivo del trattamento dell’incontinenza urinaria è il miglioramento della qualità di vita. In molti casi un grande miglioramento e spesso anche la cura del sintomo sono possibili. Spesso un importante aumento ponderale o lo svolgimento di attività fisiche pesanti mettono qualsiasi intervento di correzione sotto sforzo e ne limitano la durata nel tempo.
I trattamenti medici della vescica iperattiva danno spesso ottimi risultati, ma alcuni fattori come una precedente chirurgia, deficit ormonali, patologie neurologiche e l’età rendono meno efficaci questi trattamenti. 
Il trattamento chirurgico si avvale di interventi che hanno lo scopo di correggere selettivamente l’alterazione che ha determinato l’incontinenza urinaria. La scelta del tipo di trattamento dipende dall’alterazione da correggere e dalle caratteristiche del paziente.
La terapia riabilitativa è utile come primo approccio soprattutto nelle forme lievi o post-partum. I risultati sono soddisfacenti anche se è necessario eseguire periodicamente dei cicli di mantenimento.
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