LA MALATTIA DI LA PEYRONIE

LA MALATTIA DI LA PEYRONIE

ANDROLOGIA

La malattia di La Peyronie o Induratio Penis Plastica

La malattia di La Peyronie è una reazione fibrosante del pene; sebbene la malattia di La Peyronie sia stata descritta per la prima volta oltre 250 anni fa, la sua esatta eziologia rimane ancora oscura.
La malattia di La Peyronie, probabilmente sembra dovuta a una predisposizione genetica combinata con un evento scatenante quale un trauma.
La malattia di La Peyronie è una patologia benigna, non è un tumore. La malattia di La Peyronie non è contagiosa e non è causata da una malattia trasmissibile.
Le stime della prevalenza della malattia di La Peyronie variano da meno dell'1 per cento al 23 per cento. Un recente studio, condotto in Germania, ha riscontrato la malattia di La Peyronie nel 3,2 per cento degli uomini tra i 30 e gli 80 anni di età. Anche se la malattia si manifesta soprattutto nella mezza età, uomini giovani e meno giovani possono svilupparla.
Questa malattia si manifesta con la comparsa di una zona di aumentata consistenza a livello del pene che può determinare una curvatura del pene e dolori al momento delle erezioni; nelle fasi più avanzate della malattie sono presenti vere e proprie placche calcifiche che determinano incurvamenti del pene tali da non poter consentire i rapporti sessuali.
I sintomi della malattia di La Peyronie possono comparire improvvisamente o gradualmente; la curvatura o la deformità possono gradualmente peggiorare nei primi 6- 18 mesi.
Il dolore più spesso si verifica con l'erezione durante i primi mesi della malattia. Il dolore associato alla malattia di La Peyronie può verificarsi anche durante l'orgasmo, o quando il pene viene toccato anche se non è eretto.
Il tessuto cicatriziale, o placca, associata alla malattia di La Peyronie può essere avvertito sotto la pelle del pene come una zona di tessuto duro. Altri segni e sintomi includono la difficoltà a raggiungere o mantenere un'erezione (disfunzione erettile) e l'accorciamento del pene.

Vi sono dei fattori di rischio?

Non tutti i traumi del pene possono determinare la comparsa di questa patologia; il rischio aumenta se il padre o il fratello hanno questa malattia. Gli uomini che hanno una malattia del tessuto connettivo sembrano avere un rischio maggiore di sviluppare la malattia di La Peyronie: ad esempio, una condizione nota come Malattia di Dupuytren è comune negli uomini con malattia di Peyronie. La prevalenza della malattia di La Peyronie aumenta con l'età e sembra maggiore nei soggetti diabetici.
La diagnosi si basa sull'anamnesi e sull'esame obiettivo. Il medico palperà il pene quando è flaccido per identificare la presenza, l'ubicazione esatta e la quantità di tessuto cicatriziale. L'ecografia potrà essere utilizzata per verificare la presenza, l'estensione e il grado di calcificazione delle placche.
A seguito di adeguata valutazione clinica, il trattamento iniziale si basa sulla terapia orale e/o farmacoterapia intralesionale. Fin dai tempi di de La Peyronie, che ha prescritto l'uso di acqua termale Barage nel 1743, centinaia di approcci non chirurgici sono stati proposti in tutto il mondo e siamo ancora senza una cura affidabile. Le terapie orali più comunemente utilizzate sono il para-amminobenzoato (Potaba) e il tocoferolo (vitamina E), mentre la colchicina, il tamoxifene, e l' acetil-L-carnitina vengono usate più raramente. La terapia iniettiva intralesionale per la malattia di La Peyronie è comunemente utilizzata come terapia di prima linea insieme a farmaci per via orale. Negli ultimi 10-15 anni, le terapie intralesionali con verapamil e, più recentemente, con l'interferone α-2b sono emersi come i trattamenti più validi per stabilizzare o addirittura di ridurre la deformità. Il razionale per l'utilizzo del verapamil viene da un lavoro scientifico svolto molti anni fa, che ha dimostrato che la produzione di collagene e la secrezione da parte dei fibroblasti è un processo calcio-dipendente. Gli esperimenti in vitro hanno rivelato che, quando i fibroblasti vengono esposti a un calcio-antagonista il fenotipo delle proteine di secrezione delle cellule cambia, in modo tale che esse smettono di produrre collagene, e in alcuni modelli cellulari, i fibroblasti comincerebbero a produrre e secernere collagenasi. Questo potrebbe spiegare il motivo per cui il verapamil stabilizza la deformità e nei pazienti responsivi stimola il rimodellamento o ammorbidimento della placca. L'uso dell'interferone alfa-2b, sembra essere significativamente più efficace del placebo nel ridurre la curvatura del pene, le dimensioni della placca, il dolore del pene e la densità della placca. Tuttavia, il trattamento con interferone è anche associato a significativi effetti negativi, compresa la febbre e sintomi simili alla sindrome influenzale.

Il trattamento chirurgico

A mio avviso l'aspetto più importante nella gestione di questi pazienti è la valutazione iniziale e la consulenza prima dell'intervento chirurgico. E' indispensabile che il paziente capisca la prognosi e le complicanze possibili, in modo che le aspettative reali possano essere soddisfatte con conseguente maggiore soddisfazione del paziente. 
I pazienti spesso dicono: "Voglio solo il mio vecchio pene." La risposta a questo dovrebbe essere che il pene non sarà più lo stesso, nonostante tutti i nostri sforzi chirurgici. La grave sofferenza emozionale è, in parte, dovuta alla deformità, ma soprattutto è dovuta alla riduzione in lunghezza del pene che si verifica in tutti i pazienti. E' indispensabile quindi che la lunghezza del pene sia misurata in fase pre-operatoria in modo che i pazienti possano rendersi conto che la perdita di lunghezza postoperatorio è dovuta alla malattia stessa e non alla chirurgia.
Non tutti i pazienti hanno bisogno di un intervento chirurgico, in particolare quelli con deformità dorsali che determinano incurvamenti modesti.
L'intervento deve essere eseguito solo quando la malattia è stabile per assicurare una buon risultato a lungo termine. Il medico può suggerire la chirurgia, se la deformità del pene è grave o impedisce di avere rapporti sessuali.
Le procedure comunemente eseguite per correggere la deformità comprendono la procedura di Nesbit (o sue varianti), l'incisione della placca o l'escissione della placca con o senza innesto, e l'impianto di una protesi peniena.
In generale, una operazione di tipo Nesbit è una tecnica semplice, che dà ottimi risultati, ma si tradurrà in un accorciamento del pene direttamente proporzionale alla gravità della deformità originale, ma senza compromissione della funzione erettile.
L'accorciamento del pene è inevitabile, con una operazione di Nesbit, ma solo di rado è abbastanza significativo da impedire un rapporto sessuale. L'accorciamento grave è più probabile nei pazienti che hanno una curvatura molto grave o in quelli che hanno una complicanza significativa come ematomi e infezioni. I tassi di soddisfazione riportati in letteratura variano dal 67 al 100%.
La tecnica con innesto è una procedura più complessa con un alto rischio di disfunzione erettile post-operatoria. Con la consapevolezza che l'escissione delle placche comporta una compromissione dell'erezione, Lue ha ideato un'operazione con solo l'incisione della placca e l'inserimento di una patch venoso per allungare il lato malato e, quindi, ridurre al minimo l'accorciamento del pene. I risultati furono incoraggianti, con raddrizzamento del pene nel 75-96% dei casi, e con poche complicanze. Tuttavia, nel post-operatorio possono verificarsi sia la disfunzione erettile (oltre il 15% dei pazienti) che l'accorciamento del pene (40%). A 5 anni si ha una diminuzione dei tassi di soddisfazione del 60%, dovuto a un peggioramento della funzione erettile. 
Nei pazienti con malattia estesa, fattori di rischio di disfunzione erettile, e, in particolare, con flaccidità distale, può essere più adatto un impianto di protesi del pene per mantenere la lunghezza e la funzione.
Entrambi i tipi di protesi malleabili e gonfiabili sono stati utilizzati nella chirurgia della malattia di La Peyronie. L'impianto di protesi peniena malleabile fornisce un tasso di soddisfazione inferiore e una maggiore curvatura residua rispetto a una protesi peniena gonfiabile. La protesi malleabile non imita l'erezione naturale e genera preoccupazione per l'occultamento della stessa; anche i partner dei pazienti con protesi malleabile hanno riportato un tasso di insoddisfazione del 60%.
Il raddrizzamento del pene con una protesi gonfiabile del pene può avvenire con il solo impianto della protesi del pene senza alcuna procedura aggiuntiva, con una modellazione manuale del pene, o con l'incisione della placca con o senza utilizzo di innesti. La procedura di modellazione è un ottimo modo per raddrizzare il pene e solo raramente è necessaria una incisione della placca.
Uno studio di revisione sull'utilizzo delle protesi nella malattia di La Peyronie mostra che il tasso di soddisfazione raggiunto è del 79-100%. 
La mia impressione è che le curvature residue minori spesso si raddrizzano con il tempo e l'uso della protesi.
L’impianto precoce di una protesi per il trattamento dell’IPP associata a disfunzione erettile rappresenta la strada migliore perché riduce la perdita di lunghezza che la malattia determina con il tempo.


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